La complicata situazione della siccità stagionale, che sembra sarà ancora più critica nell’estate del 2023 rispetto a quella del 2022, che già fu causa di danni ingenti alle coltivazioni dell’Alto Mantovano, e della Pianura Padana in generale, sarebbe alla base della decisione, preda dai vertici del Consorzio del Mincio, di attuare un piano di accumulo idrico studiato da ingegneri incaricati e condiviso dagli agricoltori, iniziando con una riduzione del 10% del flusso della diga di Salionze.

Il Presidente del Consorzio di secondo grado del Mincio, Massimo Lorenzi, avrebbe così commentato la decisione: “Come Consorzio Mincio abbiamo messo a punto e già attuato un piano per risparmiare acqua, tanto che abbiamo ridotto il deflusso alla diga di Salionze del 10% rispetto al 2022, che a sua volta aveva ridotto del 35% i volumi di acqua in uscita rispetto all’annata precedente. Questo significa che almeno per i prossimi 15 giorni, forse anche un mese, a seconda del fabbisogno, ridurremo del 45% l’utilizzo delle nostre concessioni. Ad oggi non possiamo prevedere con certezza fino a quando avremo disponibilità idrica. Non vogliamo creare allarmismi, ma invitare alla prudenza e alla parsimonia tutti gli operatori”.

Operativamente saranno i due consorzi legati a quello di secondo grado del Mincio, ovvero il Consorzio Territori del Mincio e il Consorzio Garda Chiese, a gestire il flusso sulla base delle esigenze che si verranno a creare, compreso il livello delle acque del lago di Garda, che sarà costantemente monitorato, oltre che su di un’attenta programmazione.

Continua il Presidente Massimo Lorenzi: “Operativamente faremo molte più manovre sullo sbarramento di Salionze e i consorzi si muoveranno indipendenti gli uni dagli altri, sapendo in anticipo quanta acqua potranno usare fino al 15 o al 30 di aprile. Siamo gli unici in Italia ad aver approntato un piano di governo idrico sulla base dei numeri e delle previsioni di utilizzo, tanto che siamo stati citati come caso scuola da alcuni operatori”.