Negli ultimi giorni ha sollevato un certo sgomento tra i lonatesi, e non solo, il progetto per un nuovo polo logistico da 93mila metri quadri, che dovrebbe essere costruito in Via Mantova, sulla SP567, la strada provinciale che attraversa il confine tra Lonato del Garda e Castiglione delle Stiviere, in prossimità delle Fornaci Romane e del sito d’interesse ambientale, nonché area tutelata, conosciuto come Sic di Valle.

L’azienda che si occuperà della realizzazione è la milanese Develog, da cui prende anche il nome il piano attuativo, mentre è ancora sconosciuta l’impresa che si occuperà successivamente di gestire le attività del nuovo polo. Nel frattempo, la prima conferenza dei servizi che si occuperà del tema è stata convocata per venerdì 30 settembre.

Il progetto prevede la costruzione di due grandi capannoni dotati di 35 baie di carico, nonché edifici a parte per l’area amministrativa e per i servizi. Il consumo di suolo, tema sempre più delicato di questi tempi, dovrebbe aggirarsi intorno a circa 47mila metri quadrati, di cui 30mila dedicati gli edifici e 17mila per i parcheggi, mentre la parte restante sarà allestita come giardino. i restanti 37mila mq saranno allestiti a verde. L'edificio principale sarà alto più di dieci metri e dipinto a pannelli con varie tonalità di verde, nel tentativo d’integrarsi, per quanto possibile, con il paesaggio circostante.

Il Comune di Lonato del Garda potrebbe incassare dall’operazione più di un milione di euro in oneri di urbanizzazione, che sarebbero poi utilizzati in interventi volti a mitigare l’impatto dell’opera e il traffico che causerà il polo una volta in funzione. Ci saranno quindi nuove aree verdi ad uso pubblico, un parcheggio per camion, interventi migliorativi alla viabilità e una rotatoria al servizio della Strada provinciale 83, per un costo stimato di circa mezzo milione di euro.

Il progetto ha già dato luogo alle prime critiche, che provengono da Legambiente Castiglione, la quale afferma che: “L’insediamento si realizzerebbe in un’area semi paludosa che, dalla documentazione fornita, presenta la falda freatica posta tra i due e i quattro metri di profondità. Ciò rende impossibile rispettare le normative regionali in termini di invarianza idrica”. In più, oltre alle criticità idrogeologiche, ve ne sarebbero altre legate all’effettiva utilizzazione del complesso, sempre Legambiente: “Il progetto è presentato da un importante studio di architettura di Milano per conto di una grande azienda, anch'essa di Milano, specializzata nella realizzazione di strutture di logistica da cedere poi "chiavi in mano" agli utilizzatori finali una volta ultimate. Perciò non è dato sapere al momento chi effettivamente si insedierebbe nello stabile”.