Nessun territorio sembra dirsi tranquillo rispetto alla rischiosa espansione a macchia d'olio che sta caratterizzando il virus della Peste Suina Africana, tanto che ora si inizia a temere il peggio anche nel bresciano e sul Basso Garda.

Sta infatti mettendo a rischio gli allevamenti di tutta Italia la pandemia che vede protagonista la PSA, malattia virale dei suini, non trasmissibile all’uomo, che può colpire sia il maiale domestico sia il cinghiale, e che si caratterizza per una forma estremamente aggressiva in grado di mettere rapidamente in ginocchio attività e mercato produttivo, che nel bresciano raggiunge un valore produttivo intorno ai 300 milioni di euro.

Per questo il territorio benacense potrebbe essere una "facile vittima" dei futuri focolai, vista non solo l'importante diffusione di cinghiali sparsi soprattutto sull'Alto Garda, ma anche considerata la presenza di diversi allevamenti sul territorio.

Sono infatti stati registrati i primi due casi in Lombardia nei giorni scorsi, che ricordiamo essere la principale regione produttrice in Italia con oltre 2.700 allevamenti, dei quali circa 750 solo in Provincia di Brescia. Un rischio quindi che potrebbe raggiungere anche il Basso Garda, dove si trovano oggi 5 allevamenti attivi (3 a Lonato e 2 a Desenzano) e altrettanti 14 tra Montichiari (9) e Bedizzole (5).

In generale, però, è l'intera Pianura Padana ad essere a forte rischio, essendo il principale territorio per l'allevamento dei suini di tutto il Paese, e per questo sono già state attivate misure di emergenza e iniziative volte a ridurre il rischio di un rapido e diffuso contagio, che rappresenterebbe una vera e propria catastrofe economica.