Sono numerose le Associazioni di tutela ambientale, appartenenti alle tre regioni coinvolte nel bacino gardesano, riunitesi lo scorso 20 aprile a Gardone Riviera, presso l'ex sede della Comunità del Garda ora di proprietà privata.

Un incontro questo che ha visto la costituzione di una nuova realtà denominata "Coordinamento interregionale per la tutela del Garda”, che ha in primo luogo lo scopo di contrastare le incongruenze e le criticità emerse nelle diverse analisi effettuate sul progetto della Ciclovia del Garda previsto per l'intero anello interregionale.

Come spiegato dalle stesse realtà associative, il coordinamento non vuole essere solo di supporto alle già molteplici realtà di tutela delle varie Regioni, ma anche lo strumento di partecipazione per liberi professionisti, enti locali, associazioni di diverse categorie e portatori di interessi diffusi, per condividere e realizzare progetti anche su vasta scala, nell’ottica, appunto, di collaborazione e partecipazione.

Un esempio fra tutti è appunto il progetto della Ciclovia, per il quale si sarebbe riscontrata la carenza o l'assenza dello Studio della Mobilità e di approfondite indagini geologiche. Aspetti questi di particolare rilevanza per l’esecuzione di un progetto sicuro, efficace, ecosostenibile utile alla collettività che, se carente in alcuni tratti, può sviluppare ricadute negative anche nei tratti successivi.

Un buon progetto deve tener conto delle esigenze della cittadinanza, dell’ economicità turistica e del rispetto del paesaggio. A sostegno di ciò, le realtà del territorio citano l’articolo del prof. Paolo Pileri del Politecnico di Milano esperto in mobilità lenta : "Una Ciclovia nasce nell'ambito della mobilità sostenibile ed ecologica. L'impatto ambientale del progetto gardesano è enorme sotto tutti i punti di vista. E qui sta un punto cruciale del discorso: in nome della ciclabilità è legittimo manomettere così pesantemente il paesaggio? La supponenza delle ingegnerie stradale e geotecnica (perché di questo alla fine si tratta) possono permettersi qualsiasi cosa solo perché si tratta di una ciclabile? In nome del “prodotto bike sul Garda"... si può scavalcare qualsiasi limite etico, ambientale e paesaggistico e pure di finanza pubblica?" Le alternative esistono, sia via lago sia via terra recuperando sentieri e strade minori collinari e montane. Basta volere e cercare. Nessuno vuole interrompere la ciclabilità, ma solo pensarla diversamente. Si può fare.”

Nel primo incontro del 'Coordinamento Interregionale per la Tutela del Garda' ci si è posti più domande: Cosa succede al traffico già pesantemente al collasso nella riduzione delle larghezze di carreggiata e negli attraversamenti continui e pericolosi di pedoni e cicli? Sono consapevoli tutti che quella in progettazione sarà una ciclabile frequentata anche da pedoni? Come mai non è stata presa in considerazione la via d’acqua coinvolgendo Navigarda, permettendo di collegare i tracciati a rischio idrogeologico e di impatto ambientale, oltre a quelli pericolosi o con criticità?

A queste e altre domande il 'Coordinamento Interregionale per la Tutela del Garda' vorrebbe dare delle risposte, coinvolgendo la cittadinanza sensibile all’argomento, i liberi professionisti e gli Enti Locali, nonché le Regioni coinvolte. I grandi progetti possono essere attuati, ma nel rispetto del paesaggio e degli interessi di tutte le persone coinvolte.

Forse non è stato un caso se il Coordinamento è nato proprio a Gardone Riviera nella ex sede della Comunità del Garda, poiché lo scopo delle comunità è quello di unire per promuovere il bene comune, in questo caso un bene prezioso come il Lago di Garda.