Dalle indagini dei Carabinieri del ROS stanno emergendo alcuni inquietanti dettagli su Mines Hodza, italiano di origine kosovara, residente nel Basso Sarca, arrestato sabato 18 giugno con l'accusa di progettare un attentato a Riva del Garda in agosto.

Il presunto terrorista sembrava apparentemente integrato nel sistema italiano, essendo incensurato e impiegato come perito chimico, e si trova ora agli arresti domiciliari con il braccialetto, accusato di “associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, arruolamento ed addestramento con finalità di terrorismo anche internazionale”. Con lui è stata arrestata anche la moglie, appena maggiorenne che, stando alle intercettazioni, sarebbe stata anche disponibile a sacrificarsi in nome dello Stato Islamico, e avrebbe pianificato la fuga in Nigeria dopo l’attentato, per raggiungere appunto l’ISIS.

Un mese prima dell’arresto Hodza aveva compiuto una prova generale di quello che sembra aver pianificato: dopo aver pregato per chiedere il coraggio di portare a termine il massacro, ha viaggiato verso Riva del Garda, dove avrebbe poi simulato l’esplosione della bomba utilizzando un petardo. Ma già a febbraio il presunto terrorista aveva cominciato a reperire informazioni su come creare l’ordigno, e aveva iniziato a variare il suo aspetto fisico facendosi crescere una folta barba e rasandosi i capelli. Le perquisizioni hanno quindi consentito di sequestrare materiale informatico e prodotti chimici, entrambi volti alla fabbricazione di esplosivi.